ZEFFERINO PREDICATORE
L’opera, rappresenta il Beato Zeffirino intento alla predica verso la fine dei suoi anni passati nel pellegrinaggio tra gli accampamenti dei kalòs della Spagna a “spargere” la parola di Gesù. É colto con il rosario in mano nel mezzo di una famiglia rom, al calar della sera sotto un albero possente e “sapiente”. (Un simbolo ricorrente, come l’albero della croce in cui egli è immortalato nella sua Piccola Chiesa a Cielo Aperto al Divino Amore, Roma) . Sulla destra, rischiarata dal calore dei raggi di un falò, una donna allatta il bambino nudo tra le sue bracce forti e le prosperità offerte alla nuova vita. Il suo sguardo austero e orgoglioso è rapito dalle preghiere, dai racconti di Zeffirino orientati sempre verso la conciliazione ed il benessere spirituale delle comunità. A sinistra, nella penombra si scorge il saggio, la figura dell’anziano, anch’esso silente, teso all’ascolto. Davanti, altri bambini e donne prendono parte all’assemblea e perfino un cane sdraiato e stordito dal vivo tepore del fuoco acceso.
In fondo al prato spunta un cavallo bianco che bruca l’erba mentre il cielo tra i rami si tinge di un blu intenso squarciato a tratti dalla plumbea luce emanata dalla luna piena, la quale fa capolino dietro l’albero. Giochi di chiaro-scuro, di colori caldi e freddi, avvolgono la scena interrotta dal radente taglio di una luce che illumina il volto del Beato al centro della composizione. È l’immagine di una storia nella storia, il Martire che si fa vate tra le “tenebre” degli umili, “illuminando” coloro che sono abbandonati al loro etnico, inevitabile destino.
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